Santi, Giubileo e unità dei cristiani

Di Patrizia Solari



L'apertura del Grande Giubileo e la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani ci danno l'aggancio per impostare il contributo di questo numero: vogliamo sottolineare alcuni spunti di riflessione, ripercorrendo il testo della lettera apostolica "Tertio millennio adveniente", pubblicata alla fine del 1994 in preparazione all'avvenimento del Giubileo (e che consiglio di leggere o rileggere per intero!). Nei riquadri è inoltre proposto un avvicinamento alla Chiesa d'Oriente attraverso alcune letture. I testi sono accompagnati dalle riproduzioni delle icone di santi d'Oriente e d'Occidente, della Scuola Iconografica di Seriate.

Dapprima un richiamo generale: "Nel cristianesimo il tempo ha un'importanza fondamentale. Dentro la sua dimensione viene creato il mondo, al suo interno si svolge la storia della salvezza, che ha il suo culmine nella <<pienezza del tempo>> dell'Incarnazione e il suo traguardo nel ritorno glorioso del Figlio di Dio alla fine dei tempi." (10.)
Gesù, dopo aver letto nella sinagoga di Nazareth il brano del profeta Isaia che annunciava il Messia ("Il Signore mi ha consacrato con l'unzione, mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri, a fasciare le piaghe ai cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore" Is 61, 1-2) dichiarò che la profezia si era adempiuta e che "in lui prendeva avvio il <<tempo>> tanto atteso: era giunto il giorno della salvezza, la <<pienezza del tempo>>. Tutti i Giubilei si riferiscono a questo <<tempo>> e riguardano la missione messianica di Cristo (...) <<mandato dal Padre>>. È lui ad annunziare la buona novella ai poveri. È lui a portare la libertà a coloro che ne sono privi, a liberare gli oppessi, a restituire la vista ai ciechi. In tal modo egli realizza <<un anno di grazia del Signore>>, che annunzia non solo con le parole, ma prima di tutto con le sue opere." (11.)

Tralasciamo in questo contesto il significato dei Giubilei fin dall'Antico Testamento come fondamento della dottrina sociale della Chiesa (a questo proposito suggeriamo la lettura dei numeri 10. - 13. della Lettera apostolica) e passiamo alla questione che ci interessa da vicino e che il Papa così esprime:
"Tra le suppliche più ardenti di questa ora eccezionale, all'avvicinarsi del nuovo Millenio, la Chiesa implora dal Signore che cresca l'unità tra tutti i cristiani delle diverse Confessioni fino al raggiungimento della piena comunione. Esprimo l'auspicio che il Giubileo sia l'occasione propizia di una fruttuosa collaborazione nella mesa in comune delle tante cose che ci uniscono e che sono certamente di più di quelle che ci dividono." (16.)
Al no. 34. della Lettera apostolica troviamo un ampliamento di questo auspicio: "Tra i peccati che esigono un maggiore impegno di penitenza e conversione devono essere annoverati certamente quelli che hanno pregiudicato l'unità voluta da Dio per il suo popolo. Nel corso dei mille anni che si stanno concludendo, ancor più che nel primo millennio, la comunione ecclesiale (...) ha conosciuto dolorose lacerazioni che contraddicono apertamente alla volontà di Cristo e sono di scandalo al mondo. (...) In quest'ultimo scorcio di millennio, la Chiesa deve rivolgersi con più accorata supplica alla Spirito Santo implorando da Lui la grazia dell'unità dei cristiani. È questo un problema cruciale per la testimonianza evangelica nel mondo." Dopo aver enumerato le varie iniziative sorte grazie alle Chiese locali e alla Sede Apostolica, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, il Papa aggiunge: "Siamo però tutti consapevoli che il raggiungimento di questo traguardo non può essere solo frutto di sforzi umani, pur indispensabili. L'unità, in definitiva, è dono dello Spirito Santo. A noi è chiesto di assecondare questo dono senza indulgere a leggerezze e reticenze nella testimonianza della verità, ma mettendo in atto generosamente le direttive tracciate dal Concilio e dai successivi documenti della Santa Sede (...)." (34.)

Ed ecco che giungiamo alla parte del testo che più ci interessa sottoporre all'attenzione dei lettori.
"La Chiesa del primo millennio nacque dal sangue dei martiri: <<Sanguis martyrum - semen christianorum>> 1). Gli eventi storici legati alla figura di Costantino il Grande non avrebbero mai potuto garantire uno sviluppo della Chiesa quale si verificò nel primo millennio, se non fosse stato per quella seminagione di martiri e per quel patrimonio di santità che caratterizzarono le prime generazioni cristiane. Al termine del secondo millennio, la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa di martiri. Le persecuzioni nei riguardi dei credenti - sacerdoti, religiosi e laici - hanno operato una grande semina di martiri in varie parti del mondo. La testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti, come rilevava già Paolo VI nella omelia per la canonizzazione dei martiri ugandesi (1964). (...) nell'albo dei santi e dei beati della Chiesa sono entrati non soltanto coloro che hanno versato il sangue per Cristo, ma anche maestri della fede, misionari, confessori, vescovi, presbiteri, vergini, coniugi, vedove, figli.
Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi <<militi ignoti>> della grande causa di Dio. Per quanto è possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze. Come è stato suggerito nel Concistoro, occorre che le Chiese locali facciano di tutto per non lasciar perire la memoria di quanti hanno subito il martirio, raccogliendo la necessaria documentazione. Ciò non potrà non avere anche un respiro e una eloquenza ecumenica. L'ecumenismo dei santi, dei martiri, è forse il più convincente. La communio sanctorum parla con voce più alta che i fattori di divisione.
Il martyrologium dei primi secoli costituì la base del culto dei santi. Proclamando e venerando la santità dei suoi figli e figlie, la Chiesa rendeva sommo onore a Dio stesso; nei martiri venerava Cristo, che era all'origine del loro maritrio e della loro santità. Si è sviluppata successivamente la prassi della canonizzazione, che tuttora perdura nella Chiesa cattolica e in quelle ortodosse. In questi anni si sono moltiplicate le canonizzazioni e le beatificazioni. Esse manifestano la vivacità delle Chiese locali, molto più numerose oggi che nei primi secoli e nel primo millennio. Il più grande omaggio che tutte le Chiese renderanno a Cristo sulla soglia del terzo millennio, sarà la dimostrazione dell'onnipotente presenza del Redentore mediante i frutti di fede, di speranza e di carità in uomini e donne di tante lingue e razze, che hanno seguito Cristo nelle varie forme della vocazione cristiana.
Sarà compito della Sede Apostolica, nella prospettiva del terzo Millennio, aggiornare i martirologi per la Chiesa universale, prestando grande attenzione alla santità di quanti, anche nel nostro tempo, sono vissuti pienamente nella verità di Cristo. In special modo ci si dovrà adoperare per il riconoscimento dell'eroicità delle virtù di uomini e donne che hanno realizzato la loro vocazione cristiana nel Matrimonio: convinti come siamo che anche in tale stato non mancano frutti di santità, sentiamo il bisogno di trovare le vie più opportune per verificarli e proporli a tutta la Chiesa a modello e sprone degli altri sposi cristiani." (37.)

1) Tertulliano, Apol., 50,13

Proponiamo alcune riflessioni sulla lettura delle vite dei santi. Le troviamo nell'introduzione al Sinassario - Vite dei Santi della Chiesa Ortodossa, curato nella traduzione in lingua francese dal monaco Macario, del Monastero di Simonos-Petras, sul Monte Athos e pubblicato a Salonicco tra il 1987 e il 1996, in cinque volumi.

Nella prefazione, l'igumeno del santo monastero, archimandrita Aimilianos ci dice: "(...) le vite dei santi non sono un ritorno storico alle origini della Chiesa e il loro studio non è una semplice presa di conoscenza, ma costituisce la nostra partecipazione alla vita e alla condotta di ogni amico di Dio, che è allora reso presente, come la Grazia l'ha trasfigurato. Il Sinassario è una visita resa ai Santi, una conoscenza mistica, l'acquisizione di un'esperienza di vita nella novità, un accesso alla santità. (...) è un passaggio verso il prototipo, modello verso il quuale tendono il nostro amore, il nostro omaggio e la nostra venerazione. È così che la nostra vita si trova trasfigurata in un altro modo di vivere. Leggendo il Sinassario si è veramnete in spirito nel Regno di Dio, perché incarnandosi Dio ha preso con Sé i giusti. Ha aperto il Paradiso e, secondo il profeta Daniele: <<I Santi hanno occupato il Regno>>."

Ed ecco le parole del monaco Macario:
"Leggendo assiduamente le vite dei santi, vivendo <<con tutti i santi>> (Ef. 3, 18), passeggiando ogni giorno in questo giardino spirituale che è il Sinassario, troveremo a poco a poco alcuni santi che attirano maggiormente la nostra simpatia, la nostra emozione, la nostra affezione. Diverranno per noi come degli amici intimi, ai quali confidare le nostre gioie e le nostre pene, ai quali domanderemo più specialmente il soccorso delle loro preghiere, dei quali vorremo rileggere spesso la vita, cantarne i tropari 1) e venerarne l'icona. (...) Non siamo soli sul difficile cammino che ci conduce a Cristo: abbiamo accanto a noi la Santa Madre di Dio, il nostro Angelo custode, i santi dei quali portiamo il nome e quelli che avremo scelto nella Grande Assemlea dei testimoni dell'Agnello."

Per illustrare la familiarità che possiamo avere con i santi, il monaco Macario racconta un simpatico aneddoto.
"Un giorno, un monaco dolce e semplice dell'Athos - uno di quelli ai quali Cristo ha promesso la terra in eredità - si preparava, come d'abitudine, a pregare il santo del giorno con abbondanti lacrime e numerose metanìe 2). Ma al momento di consultare il suo caledario, constatò di averlo smarrito e non c'era alcun mezzo per sapere quale fosse il santo del giorno. Allora cominciò la sua preghiera dicendo: <<Santo del giorno, intercedi per noi!>> Dopo qualche istante, il santo gli apparve e gli rivelò il suo nome: Luciano. Senza punto stupirsi, il buon vecchio completò la sua preghiera con il nome del santo, ma sicome era un po' sordo e non aveva ben capito il nome, disse: <<San Lucilliano, intercedi per noi!>> Al che il santo gli riapparve e, con tono di rimprovero, gli disse: <<Non sono Lucilliano, ma Luciano!>> e scopertine/copmparve, lasciando che il monaco continuasse in pace la sua preghiera."

1) Testi che corrispondono agli Oremus della liturgia latina e commemorano la festa o i santi del giorno
2) Nel rito bizantino, la metanìa è l'inchino accompagnato dal segno della croce e sostituisce la genuflessione del rito latino. Esiste anche la grande metanìa, per i giorni di quaresima e di penitenza, che si fa inginocchiandosi e toccando terra con la fronte


La casa editrice del Centro Studi Russia Cristiana di Seriate ("La Casa di Matriona" R.C. Edizioni s.r.l.) pubblica testi sulla tradizione letteraria, religiosa, filosofica e artistica della Russia e dell'Est europeo.
Ultimi in ordine di tempo sono i tre volumi apparsi nella collana "Testimoni", pubblicata in collaborazione con la sezione italiana di "Aiuto alla Chiesa che soffre", seguendo l'appello del Santo Padre, che ha fatto della "memoria dei martiri del Ventesimo secolo" un caposaldo delle celebrazioni giubilari. La collana presenta infatti alcune figure di martiri, con un preciso intento ecumenico: i testimoni proposti rappresentano le diverse espressioni della comune fede cristiana in Russia: l'ortodossia ("Anatolij Zurakovskij"), il cattolicesimo latino ("Pietro Leoni") e il cattolicesimo di rito orientale ("Leonid Fëdorov").
Segnaliamo inoltre altre pubblicazioni della stessa casa editrice, che ci permettono di conoscere l'esperienza delle Chiese perseguitate nella prima metà del secolo: "Se il mondo vi odia...", 1997 (purtroppo esaurito), "Solovki, le isole del martirio", 1998 e "Russia martire", 1999.

Chi fosse interessato a questi testi può richiederli alla segreteria di Caritas Ticino